Questa non posso non raccontarvela.
Rispolvero una vecchia ninna-nanna molto carina, alla quale sono affezionata.
La canto una volta, la canto una seconda, mi chiedono di cantarla una terza volta, ma dopo qualche nota, quasi in sincrono, scoppiano in lacrime.
Ora, che io non canti bene è risaputo, ma tanto male da indurre alla disperazione mi sembra esagerato. Abbraccio il piccolo e indago: ‘Superbimbo, ma cosa succede?‘. Non lo sa. O non lo sa spiegare. Interrogo il grande, il quale, invece, ha tutte le chiavi nel suo mazzo: ‘Questa me la cantavi quando ero piccolo, quando andavate all’ospedale‘.
Era la risposta che temevo.
Se me l’aveste raccontata voi non ci avrei creduto.
E, invece, per l’ennesima volta, due mucchietti di ossa mi fanno riflettere sulla potenza dei linguaggi non verbali, di quanto gestualità, immagini e musica possano scatenare emozioni forti e far affiorare ricordi antichi.
Suppongo che la nenia in questione verrà esclusa dal repertorio e riposta in uno dei cassetti della nostra storia.